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2001: JOE KUBERT - SECONDA PARTE.

JOE KUBERT - SECONDA PARTE.

PRIMA DI TEX.

"Per un certo periodo si dedica soprattutto a Tarzan". (3)

"Grazie all’esperienza su Tor ottiene la supervisione e carta bianca per lanciare per la DC gli albi di Tarzan e Korak, raccogliendo per il primo l’eredità del pulitissimo ed azzimato" curato "Russ Manning, con un’interpretazione molto più selvaggia in pieno accordo con le vere caratteristiche del personaggio di Burroughs". (5)

L'intervistatore: "'Hai incontrato Hal Foster?' Kubert: 'No, sono stato ad alcuni eventi, dove lui era presente e l’ho visto, ma non l’ho mai incontrato. Gli scrissi quando incominciammo Tarzan e gli inviai la nostra striscia in bianco e nero'. L'intervistatore: 'Come hai disegnato Tarzan? Cosa c’è di così speciale al riguardo?' Kubert: 'Prima di tutto, se si tratta di una storia originale la scrivo, e se si tratta di una riduzione provo ad essere fedele per quanto possibile al lavoro di Burroghs. Prendo un blocco di carta per scrivere e faccio un resoconto analitico finché non credo che ci sia un interessante layout per la pagina, non dimenticando che non voglio sacrificare la leggibilità per la  composizione.

Senza dubbio, credo che il  carattere principale del nostro medium sia la narrazione. Se si è offuscati dalla composizione della pagina tanto che è difficile leggerla, senza badare a quanto è graziosa l’immagine, allora vuol dire che si è smarrito lo scopo principale del fare fumetti.

Solo per darti un’idea riguardo al concetto e alla pianificazione con cui dovrebbe essere fatta una storia a fumetti, lascia che ti faccia un esempio del mio approccio a Tarzan. Quello che voglio è che il tipo di illustrazione crei la medesima reazione nei miei lettori, come faceva quando ero un ragazzino. Ho provato ad analizzare gli elementi nelle vecchie strisce di Tarzan per scoprire, per l’appunto, ciò che del vecchio materiale di Foster sortiva quell’effetto su di me, tanti anni fa. Ho deciso che era una questione di semplificazione e immediatezza.

Con la soppressione di tutto il materiale grafico estraneo e fissando l’attenzione sulla parte più drammatica di quella particolare tavola arrivo a ciò che sento potrebbe incollare davvero il lettore alla lettura. In aggiunta ho provato a rendere la costruzione del disegno sostanzialmente solida per quanto possibile da far apparire i personaggi assolutamente reali.

La composizione della tavola è di minore importanza per me rispetto alla pianificazione dell’azione e della continuità narrativa'.

L'intervistatore: 'La colorazione riveste lo stesso grado di importanza della composizione grafica?' Kubert: 'Assolutamente. Ogni parte della pagina finita è importante per il successo o il fallimento della pagina stessa. Questo include il lettering, le nuvolette, le didascalie e le bordature, e specialmente i colori! Ogni pagina deve essere pensata per i colori. Molti artisti lo fanno. Se un pagina è stata fatta per il bianco e nero allora potrai sostituire toni di bianco e di nero al posto dei colori. Lascio aree libere appositamente per i colori. E non dimentico che il bianco stesso è un colore estremamente importante. Avere qualcuno come Tatjana Wood ai colori non è affatto male, credimi. È meravigliosa. La sua dedizione e la sua abilità migliorano a ogni opera d’arte su cui lavora'. L'intervistatore: 'Qualcosa riguardo lo stesso Tarzan?' Kubert: 'Dopo aver letto il romanzo originale, ho avuto l’impressione che la descrizione che Burroghs da del carattere dell’uomo scimmia sia molto più selvaggia, più animalesca, che, diciamo, Johnny Weissmuller nel film originale. Ho provato a muovermi in quella direzione. Tarzan è serio, di solito parla in molti di quei romanzi, e il suo umorismo è piuttosto cupo. Non è stoico, comunque. Ciò che la gente civilizzata potrebbe considerare un senso dell’umorismo spartano è per Tarzan, un misto di ironia e fatalismo. Burroughs è un eccellente scrittore d’avventura. La sua roba è straordinariamente immaginosa, il ritmo e il racconto sono senza pari. Tutte queste sono il tipo di qualità che provo a inserire costantemente nella mia caratterizzazione di Tarzan'. (2)

Foto n. 6, 8, 16, 21, 24, 25, 26.

"In Italia Tarzan è stato pubblicato dall’Editrice Cenisio negli anni ’70. Tutte le storie disegnate da Kubert sono state ristampate in formato ridotto e in bianco e nero sui numeri 1, 4 e 7 del Tarzan delle Edizioni If, usciti tra il 2003 e il 2004". (7)

Alla DC inizia un'importante collaborazione con lo sceneggiatore Gardner Fox, creatore di molti personaggi della Golden Age e, soprattutto, autore del rilancio di molti di questi personaggi durante la Silver Age. Tra i personaggi che ha il piacere di realizzare si devono citare Hawkman, Batman, Superman, Flash, Zatara, affiancati ai racconti di guerra di Enemy Ace, Sgt. Rock, Johnny Cloud, Il soldato Fantasma, senza dimenticare il suo fondamentale apporto alle serie dedicate a Tarzan e al Punitore (quest'ultima per la Marvel). Altro grande personaggio che ha segnato la sua carriera è Tor, protagonista di un fantasy-preistorico di buon successo alla fine degli anni sessanta.

Foto n. 27.

"La serie del secondo Hawkman è stata pubblicata in un volume unico dalla Play Press, su Playbook n. 15 del 1991". (7)

È stato anche supervisore alla DC Comics per ben venticinque anni, oltre ad aver realizzato le strisce di Winnie Winkle per il Chicago Tribune e di Big Ben Bolt per la King Features". (1)

"All'inizio degli anni Settanta fonda la Joe Kubert school of cartoon and graphic art, della quale si occupa attivamente a partire dal 1976, anche se questo porta necessariamente a una sensibile riduzione della sua produzione fumettistica. Nel 1977 pubblica la lussuosa quanto effimera rivista Sojourn". (3)

"Di pari passo con una carriera di disegnatore piena di ininterrotte richieste di collaborazioni, pin up, copertine, fill-in, fonda nel 1976 e da allora dirige la la Joe Kubert School of Cartoon and Graphic Art a Dover, nel New Jersey. In breve diventa “La scuola del fumetto” per eccellenza, offrendo corsi ad un numero selezionato e limitato di studenti che vengono seguiti da veri professionisti del settore e non da “semplici” insegnanti di teoria. Inutile riportare qui la lunga lista dei nomi degli studenti della scuola che hanno avuto successo nel mondo del fumetto". (5)

"Nel 1976, insieme alla moglie Muriel, fonda la Joe Kubert School per avviare all'arte del fumetto i giovani artisti che vogliono accostarsi a questo medium: a tutt'oggi è l'unica scuola del settore ufficialmente riconosciuta negli USA. Molti sono i cartoonist che ha "laureato", tra cui anche i suoi stessi figli, Adam ed Andy. Oltre a questi ha altri tre figli: David, Daniel e Lisa". (1)

Foto n. 11.

"Nel 1991 rilancia per un certo periodo Willie Winkle e dà vita ad Abraham Stone per l'agenzia iugoslava Strip Art Features". (3)

"Tra i suoi altri lavori si ricorda la graphic novel Abraham Stone e Fax from Sarajevo, del 1996, basato sulla storia vera di Ervin Rustemagic.

Foto n. 3, 13.

Ervin, amico di Joe, era in Bosnia all'inizio degli anni novanta e proprio all'inizio del conflitto si ritrovò, con la famiglia, intrappolato in un paese martoriato dall'odio e dalla guerra. La sua situazione durò dal 1992 fino al 1994, quando finalmente riuscì a fuggire dal paese: durante tutto quel periodo, mentre la sua città, Sarajevo, veniva inesorabilmente distrutta dalle bombe, l'unico modo che Ervin aveva di contattare l'esterno era tramite un fax. Con questo semplice strumento si metteva periodicamente in contatto con Kubert, che, una volta in salvo l'amico, decise di raccontare l'orrore della guerra utilizzando proprio quei fax e il racconto diretto dell'amico.

"L’edizione italiana è a cura di Alessandro Editore, 1999". (7)

Nell'ottobre del 1998, poi, fa il suo esordio il Joe Kubert's World of Cartooning, che produce una serie di corsi di fumetto per corrispondenza. Nel 1999, poi, esce per la Watson-Guptil il libro Superheroes: Joe Kubert's Wonderful World of Comics, un libro per avviare la creazione di personaggi efficaci per gli albi a fumetti". (1)

Foto n. 7.

DURANTE LA LAVORAZIONE PER TEX.

"Nel 2001 la Sergio Bonelli Editore può dare finalmente alle stampe "Il cavaliere solitario", una grande avventura di Tex che ha richiesto al maestro statunitense sette anni di lavoro". (3)

"Infine, nel luglio 2001, esce, in Italia per la Sergio Bonelli Editore, Il cavaliere solitario, storia di oltre 230 tavole comparsa sul Texone di quell'anno su testi di Claudio Nizzi, originariamente pensata per essere pubblicata anche sul mercato americano.

La storia, infatti, per la quale Kubert impiegò sette anni di lavoro, vede non solo un Tex che agisce in solitario, ma soprattutto una ben precisa suddivisione in sezioni di circa 45 pagine l'uno, consentendo una migliore trasposizione nel formato statunitense". (1)

DOPO TEX.

"Dalla fine degli anni ’80 alterna apparizioni spot sulle testate più disparate ad una serie di progetti autonomi nei quali riversare qualche nota autobiografica: parliamo, nel primo caso, di albi per la DC (Batman Black and White, Imagine Stan Lee with Joe Kubert creating Batman) o per la Marvel (Punisher War Zone, Ghost Rider) e, nel secondo, di Abraham Stone, Tor (nell’ennesima revisione) e delle Graphic Novel Fax from Sarajevo, Yossel: April 19, 1943, Sgt. Rock: Between Hell and a Hard Place (2004)". (5)

"Nel 2004 Kubert è ritornato al suo personaggio principale disegnando la graphic novel Sgt. Rock – Tra l’Incudine e l’Inferno scritta da Brian Azzarello. Il suo disegno, ulteriormente evolutosi nel corso degli anni, ha ormai raggiunto una sintesi che ben pochi artisti possono sfoggiare. Le espressioni dei protagonisti si sono fatte ancora più intense, e nel contempo gli scenari si sono un po’ rarefatti, ma la potenza del segno è ancora più evidente, così come l’eccellente scansione delle vignette, con alcuni veri e propri virtuosismi di “montaggio”. Probabilmente questa resterà la sua versione “definitiva” del personaggio, supportata da una sceneggiatura di Azzarello che rende sempre più preponderante il lato umano del sergente Rock e di tutti i suoi compagni, e sempre più inumana la guerra che sono costretti a combattere". (9)

Foto n. 2, 5, 9, 10, 12, 14, 17, 18, 19.

In Italia: "Batman, sul numero 1 della miniserie Batman Bianco e Nero ( 1996) e sull’albo Stan Lee presenta: Batman (2002)". (7)

Il Punitore: River of Blood. "In Italia queste storie sono state pubblicate dalla Marvel Italia (oggi Panini) sulla miniserie di quattro numeri in b/n Frank Castle, tra il 1996-97". (7)

"Abraham Stone, i cui 3 episodi sono comparsi sulla rivista Ken Parker Magazine, 21 e 22. Il primo episodio era già stato pubblicato antecedentemente sulla rivista Torpedo nel 1991". (7)

"Sgt. Rock: Between Hell & a Hard Place. Questa graphic novel scritta da Brian Azzarello è stata pubblicata dalla Magic Press nel 2004 con il titolo Tra l’Incudine e l’Inferno". (7)

"Nel 2003 (nel 2005 la pubblicazione italiana) viene data alle stampe Yossel, la sua ultima graphic novel, nella quale indaga sugli orrori della seconda guerra mondiale, centrando l'attenzione sulla rivolta di Varsavia del 1943. Il progetto, molto particolare, nasce dai racconti e dalle lettere che gli amici ed i parenti dei Kubert raccontavano alla famiglia, emigrata negli USA sedici anni prima". (1)

"Difficilmente nel 1939 Joe Kubert (così come il più illuminato e progressista disegnatore di fumetti) avrebbe mai pensato di realizzare, ad esempio, un volume come Yossel, senza vignette chiuse da gabbie, senza inchiostro, grezzo come il foglio e la matita che si usavano per fare gli schizzi.
Eppure senza baloon come le impressionanti tavole di Flash Gordon dell’eccezionale Alex Raymond (che faceva parlare i personaggi nelle didascalie). Lo stile di Kubert, dalla prime storie pubblicate fino ad oggi, ha subito un ovvio e progressivo miglioramento; la padronanza del tratto e la sua consistenza di quest’ultimo ha raggiunto livelli impressionanti. Nel caso del volume ‘Yossel’, tale miglioramento coincide, paradossalmente, con una minore “bellezza” del disegno (non è colorato né con i toni piatti della golden age, né ad acquerello come fanno gli Artisti, né con il computer e gli strabilianti effetti grafici del giorno d’oggi ), una minore attenzione nel disegno (spesso solo abbozzato, quasi mai perfettamente definito) e, tout court, una minore perfezione (é a matita e non chinato).

Che questo non tragga in inganno; infatti, come accennato prima, la consistenza e l’esperienza acquisita negli anni, rende uno schizzo a matita di Kubert un disegno decisamente potente, molto di più di una sua china di venti, trenta anni fa. E, tornando più indietro nel tempo, il viaggio fra le mille e mille storie disegnate del Maestro Kubert ci porta a contatto con un lento passaggio dallo schema fisso a striscia (utilizzata all’inizio proprio perché era quello che si realizzava, strisce per quotidiani e non pagine intere per giornali a fumetti) alla libertà totale della graphic novel.

La vecchiaia (ci perdoni l’autore) porta la maturità sia nel dire cose più importanti sia nel dirle in maniera più autorevole e decisa. Quel bambino che a dodici anni cancellava le matite dalle strisce dei disegnatori dell’epoca, che amava disegnare e che, a detta di tutti, era eccezionalmente bravo nel farlo, ritorna con forza a caratterizzare tutto il percorso artistico di Kubert. Nelle tantissime storie di guerra realizzate più che sottolineare gli aspetti truculenti delle vicende (pure presenti per non edulcorare troppo una realtà, quella bellica, tristemente piena di sangue) la matita di Kubert ha spesso privilegiato gli sguardi dei soldati, la postura dei corpi stanchi per le privazioni e la paura, la stanchezza e la paura dipinte sui volti imperlati di sudore, le fessure nere sotto l’elmetto nelle quali immaginiamo occhi pieni di paura e voglia di tornare a casa. E si era dimostrato, allo stesso modo, sempre attento a come il contesto condizioni i personaggi quando fu chiamato a realizzare Tarzan (e la jungla nella quale si muove). Il personaggio fu finalmente riprodotto con maggiore fedeltà e reso anche graficamente selvaggio al punto giusto prendendo le distanze dall’impettito nonché stilisticamente perfetto e pulito tratto di Russ Manning, che l’aveva caratterizzato in precedenza. Anche nelle storie di Tor, il “suo” tarzanide, la matita si è spesso divertita ad accentuare il lato animalesco dei personaggi, calati in una vita quotidiana a contatto con i rischi ed i pericoli di una natura selvaggia e avversa. Così come nelle graphic novel dell’ultimo decennio Kubert ha spesso disegnato nei volti dei suoi personaggi sofferenze, paure e dolore.

Riguardandole rapidamente scopriamo come le storie raccontate dall’autore ci abbiano quasi sempre parlato di characters solitari; i quali agiscono e vivono in contesti decisamente più grandi, storici e importanti di quanto può essere la loro singola esistenza o le loro azioni. La capacità dell’autore è far sì che questi contesti non diventino l’argomento dei fumetti. Anche nelle storie di guerra (e sono tante) realizzate, Kubert non celebra o racconta la Guerra con la G maiuscola; il racconto è sempre quello dei personaggi che sono i protagonisti degli albi. È forte la capacità di lasciare sottotraccia l’evento (la Seconda Guerra Mondiale, la sopravvivenza nella Jungla, nel Far West o nell’avida America dell’inizio secolo, la guerra in Bosnia, l’occupazione nazista in Polonia) e far salire in primo piano il racconto dell’uomo comune.

Non è un caso che un disegnatore così dannatamente cinetico abbia una produzione supereroistica percentualmente ininfluente rispetto alle ambientazioni realistiche; e se sottolineiamo che il fumetto in Usa è fumetto di successo praticamente solo se è fumetto in calzamaglia e mantello, capiamo quanto vale Joe Kubert per essere un autore di successo da sessanta anni. ‘Yossel’, che poteva essere sintesi di perfezione nel lettering, nelle chine e nei colori, è un volume che raggiunge la perfezione proprio grazie alla mancanza di queste cose, la perfezione data da cio’ che il semplice disegno a matita, per anni coperto da chine e colori, può dare, anche se appena abbozzato. Fin dall’inizio della sua carriera Kubert ha sempre sostenuto che il disegnatore di fumetti non è solo una piccola parte della catena artistica di montaggio che ci consegna l’albo finito. Deve essere anche inchiostratore, letterista e colorista, se necessario.

Da sempre amante del disegno e dell’inchiostrazione, Kubert ha quasi sempre provveduto ad inchiostrare le sue matite e perfino a fare il lettering delle sue storie. Egli stesso racconta di portare sempre con sé un quaderno nel quale appunta, schizza quello che vede ovunque vada in giro e ‘Yossel’, in pratica, è l’Olocausto schizzato dall’autore sul suo quadernetto di disegni. Per questo la matita non è rifinita né chinata. Non ci sono cancellature e si vedono gli schizzi di sfondo fatti per creare la struttura “grezza” del disegno. Spesso la pagina stessa è sporca, volutamente; chiunque abbia mai disegnato a matita su un foglio di carta sa bene come la mano si sporchi sul lato del palmo e sul lato esterno del mignolo lasciando un alone sul foglio. In tante pagine questi aloni si vedono come si vedrebbero sul proprio foglio da disegno. Si può notare la punta fine della matita che serve a delineare alcuni disegni; poi con la stessa matita, continuando a dare varie righe per dare colore ai disegni la punta si arrotonda e si vede come la punta affinata sia scomparsa ed ogni riga diventi sempre più larga e meno precisa.

Sono spesso a vista le righe (come i meridiani ed i paralleli nelle rappresentazioni del globo terrestre) che attraversano i visi dei personaggi: sono le righe che i maestri del fumetto (Burne Hogart, uno dei suoi predecessori nella realizzazione di Tarzan, per esempio) hanno insegnato a fare ai propri allievi per sapere dove mettere occhi, naso per non perdere la tridimensionalità dell’immagine ed i rapporti di misura. Per dare l’effetto della luce che batte su qualche viso o oggetto Kubert usa un po’ di tempera bianca che spicca sul foglio sporco e sporcato da tanti segni a matita. Nelle pagine non ci sono cancellature e tanto meno tentennamenti; Kubert sa dove mettere i personaggi e come metterli; non ha paura di lasciare un disegno quasi sospeso nella pagina vuota perché sa che il ritmo narrativo lo sostiene; l’immediatezza raggiunta dalla soluzione grafica è sinonimo di facilità di lettura. Le immagini rappresentate in primo piano sono delineate da una matita più rada, meno calcata e meno frequentemente usata; sullo sfondo, alle spalle, molto spesso la matita è doppia e intrecciata in retini. In conclusione ci piace annotare che spesso nel libro è ritratto Yossel che disegna; se sbirciamo i suoi schizzi scopriamo che sono quasi sempre in line-art, senza molte sfumature e chiaroscuri, con un tono spesso fumettistico e supereroistico. Yossel, paradossalmente, disegna molto meglio di Joe Kubert; nei suoi disegni raramente c’é traccia di cancellature e/o ripassi e sono quasi già perfetti al primo tentativo.

Non sono solo le enormi capacità di disegnatore pero’ a renderlo un vero nume tutelare dell’arte sequenziale a disegni: fare fumetto, infatti, non è semplicemente disegnare (e disegnare bene, magari). Fare fumetto e farlo bene vuol dire essere in grado di narrare per immagini e parole, utilizzando alla pari i due strumenti (le immagini e le parole) in una miscela (o cocktail, come direbbe un nostro amico anglofono) abilmente dosata che non faccia prevalere l’uno sull’altro. E, ci spiace essere così perentori, Joe Kubert, in quest’arte, è pietra miliare, punto assoluto di riferimento e maestro al tempo stesso. Il suo disegno è talvolta scarno, rauco, mosso, cadente e magari apparentemente non bellissimo, in una parola la sua arte è sintesi di tutto questo, ma è allo stesso tempo sempre potente, evocativo, emozionante; eccezionale, alla fine, se combinato con quella che è la scansione delle immagini e delle vignette, l’inquadratura delle stesse, le scelte dei primi piani, la sceneggiatura, i testi. Trasudano, le pagine di Kubert, di voglia di raccontare che mai resta tale solo nelle intenzioni dell’autore, ma che si tramuta sempre in messaggi che arrivano al bersaglio.
La conoscenza, totale, delle strutture narrative permette all’autore di scegliere, tavola per tavola, vignetta per vignetta, inquadratura per inquadratura il giusto peso da dare a qualche immagine rispetto all’altra, a un movimento più che a un altro. E questo, permetteteci, lo colloca ai primi posti di una immaginaria classifica di autori a fumetti, semplicemente perché riesce a fare quello che il mezzo si propone di fare, con semplicità, immediatezza e potenza, raccontare per immagini". (4)

" Kubert: 'È molto importante. Non solo ricordare la storia, ma è importante per ogni persona sapere che sono una parte importante di quello che accade'. L'intervistatore: 'Quello che ha appena detto mi porta ad un altro argomento. Sembra incredibile ma ho trovato una linea rossa che attraversa la sua intera produzione a fumetti. È folle pensare che ci sia qualcosa in comune nel volume incredibile delle sue realizzazioni, ma credo ci sia, e la chiave di lettura è cio’ che ha appena detto sulle “persone”. Ha spesso raccontato storie di uomini (quasi sempre) soli che affrontano grandi problemi trovandosi in momenti difficili (Sarajevo negli anni ’90, la Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto, la Depressione in Usa…) che sono in realtà persone “normali” in ambienti difficili. Si è sempre interessato delle vicende dei suoi personaggi (in questi scenari difficili) spiegando che c’é una “Storia” che si può leggere nei libri ma che c’é anche una “storia” fatta dalle persone normali che combattono e vivono tutti i giorni'. Kubert: 'Sì, sono d’accordo. È un espediente narrativo. Non so se l’ho sempre fatto di proposito o che altro…' L'intervistatore: 'Forse ha sempre sentito la necessità di prestare attenzione alla storia del suo personaggio'. Kubert: 'Esattamente. Ho sempre voluto che il lettore si identificasse nella storia che raccontavo'. L'intervistatore: 'In effetti, anche nelle storie di guerra, quasi mai ha indugiato su carneficine provando piuttosto a rappresentare gli stati d’animo tormentati dei soldati'. Kubert: 'Esatto, esatto'. L'intervistatore: 'Considerando il numero di fumetti realizzati, è importante poter trovare tutto cio’ in quasi ogni sua realizzazione. Anche il fatto che non ha quasi mai disegnato supereroi in 60 anni di carriera (ed il mercato propone per il 90% solo supereroi) sottolinea che le piaceva raccontare storie senza “super” uomini'. Kubert: 'Sono stato molto fortunato a lavorare così tanti anni anche senza realizzare supereroi (ride)'." (8)

"L'intervistatore: 'Ha letto il libro The amazing adventures of Kavalier & Clay di Michael Chabon? E Kubert: 'No, mi spiace'. L'intervistatore: 'Beh, durante gli ultimi mesi ho letto tre, quattro libri sul periodo della “Golden Age” (1938-1945) in Usa… chi aveva creato questo personaggio, chi aveva comprato tale casa editrice…' Kubert: '…quindi ora probabilmente ne sai anche più di me…' (il che è un paradosso, visto che Joe Kubert ha lavorato e vissuto durante quel periodo in quell’ambiente lavorativo) L'intervistatore: 'Questo libro è ambientato durante quel periodo nella città di New York e mischia eventi reali (e autori ed editori realmente esistiti) con inventati. Lei, comunque non è citato. Alla fine del libro il personaggio principale (Kavalier) decide di creare una lunga graphic novel (la storia del Golem). Questa realizzata sono a matita senza inchiostratura, come la Sua “Yossel: 19th April 1943”. Abbastanza singolare, un autore (Kavalier) ebreo che viene dall’Europa (Praga) che realizza una graphic novel disegnata a matita che racconta una storia ebraica. Come ha fatto Lei in “Yossel”, in pratica. Ho molto apprezzato il fatto che ha avuto il coraggio di realizzarlo solo a matita; la sua grande esperienza è probabilmente il motivo che le permette di pubblicare il libro solo con matite “schizzate” e senza inchiostratura. In che anno ha completato l’albo? Il 2002, non ricordo…' Kubert: 'Non ricordo neanche io!' (ride) L'intervistatore: 'Comunque, ha avuto il coraggio di chiudere questo lavoro “non completo” (senza inchiostratura, colori, baloon); il coraggio di chiudere la storia senza un lieto fine… ha visto il film “Il pianista?”' Kubert: 'Sì, un film davvero eccezionale'. L'intervistatore: “Il pianista” è basato su una storia vera ed ha un lieto fine; “Yossel” non è basato su una storia vera e non ha un lieto fine. Non possiamo credere che ci sia sempre un lieto fine'. Kubert: 'Sembra che abbia voluto mostrare le cose vere e sottolineare il fatto che la memoria è molto importante; perfino dopo 60 anni dobbiamo ricordare. Credo abbia avuto coraggio nel dirlo. Grazie'. L'intervistatore: 'In “Yossel” c’é anche questo mix fra personaggi realmente esistiti e inventati. C’é Mordechai Anielewicz che realmente è esistito'. Kubert: 'Esatto'. L'intervistatore: 'Cio’ che gli accadde è esattamente quello che racconta in “Yossel”'. Kubert: 'Esatto'. L'intervistatore: 'Ci racconta qualcosa sulla genesi del libro?' Kubert: 'Sì. Domanda interessante. Sapevo cosa fare nella storia. Quando ho iniziato sapevo esattamente che storia volevo raccontare. E quando ho iniziato a disegnare, dopo una dozzina di pagine ho capito che cio’ che volevo era fare sentire al lettore come se io stessi disegnando proprio in quel momento, mentre le cose accadevano. Come se stesse guardando da dietro le mie spalle. Volevo mostrare i disegni non completi con le chine perché in quelle circostanze nessun disegno poteva essere completato. Perché tutto era realizzato di corsa, tutto velocemente. Anche quando Yossel ha la capacità ed il tempo di finire i disegni non lo fa; vuole solo preoccuparsi di iniziarne un altro, ed un altro ancora. Che è verosimile; è verosimile per chiunque voglia disegnare. Quando ho realizzato le matite ho pensato che quello era il modo in cui doveva essere realizzato il volume; dovevo lasciare tutto in quel modo. Non avrei dovuto provare a inchiostrarlo, cosa che avrei fatto normalmente come faccio con tutti i miei disegni, semplicemente perché sarebbe stato meno efficace con l’inchiostro piuttosto che così, solo con le matite'. L'intervistatore: 'Ma è anche vero che ha potuto lasciare il lavoro senza inchiostratura anche grazie alla sua grande esperienza (non per sottolineare l’età) e autorità nel campo fumettistico. Comunque, tornando al libro, alla fine lei uccide, fa morire Yossel. Un qualcosa fatto per ringraziare Dio per quello che in realtà è successo a lei?' Kubert: 'Sì, Sì. Sono quasi certo che se mio padre e mia madre non avessero deciso di venire in America sarebbe successo anche a me. Tutti i fratelli di mio padre, le sorelle e gran parte della sua famiglia è stata uccisa, sparata per strada, assassinata per strada. E sono sicuro che questo sarebbe successo anche a me, a noi, se mio padre non avesse deciso di venire qui'. L'intervistatore: 'Il ragazzo del libro, Yossel, per caso somiglia anche fisicamente a lei da ragazzo?' Kubert: 'Sì, hai indovinato'. L'intervistatore: 'Immaginavo fosse così ma visto che alla fine muore non ero del tutto sicuro lo avesse disegnato come lei da bambino'. Kubert: '(ride) Anche I genitori di Yossel nel libro sono molto simili ai miei'. L'intervistatore: 'Quasi al centro del romanzo c’é l’immagine molto forte dell’uomo che viene fatto entrare nel forno crematorio. Da questo punto in poi le vicende si susseguono con gran velocità e vediamo come gli Ebrei Polacchi decidano di combattere gli invasori. Dopo le prime 40 pagine il sorriso era già scomparso sulle labbra di Yossel; poi, dopo questo punto di svolta di cui sopra, veniamo portati verso la fine del libro. Nell’ultima pagina vediamo un foglio da disegno di Yossel che dovrebbe essere disegnato ma in realtà è vuoto'. Kubert: Avrei potuto raccontare la fine della storia mostrando in che condizioni Yossel era arrivato alla fine. Avrei potuto finire il libro in tanti modi diversi. Anche solo disegnando come in realtà sono andate le cose (io e la mia famiglia al sicuro in America). Ma sentivo di doverlo fare così ed ho finito la storia così come sentivo di doverlo fare. Alla fine anche i disegni svaniscono, se non hai fortuna, se non sei fortunato. Non resta nulla'. L'intervistatore: 'Solo una nota; guardando con attenzione nel volume noterà che Yossel è davvero così bravo a disegnare che lo fa anche meglio di Lei; quasi come se volesse renderlo ancora più “dotato” di se stesso'. Kubert: '(ride) È divertente. Probabilmente dentro di me qualcosa mi ha spinto a farlo ma non l’ho fatto di proposito!' L'intervistatore: 'Non so se ha avuto l’occasione di vedere la Graphic Novel “Auschwitz” di Pascal Croci; alla fine del volume ha scritto che è stato costretto a realizzarlo con i grigi senza colore perché ha parlato con sopravvissuti del campo di concentramento di Auschwitz e tutti hanno detto che ogni cosa era…' Kubert: '…grigia, esatto. Ho letto, penso, almeno 10 libri; ho visto molte fotografie, piante di come erano i campi di concentramento e ogni cosa era sempre grigia'. L'intervistatore: 'In inglese, come in italiano, campo di concentramento ora è sinonimo di posti dove si moriva'. Kubert: 'Sì'. L'intervistatore: 'Pensando un attimo all’esatto significato delle parole (campo di concentramento) si noterà che quei posti dovevano essere posti dove le persone venivano concentrate…' Kubert: '…messe insieme, sì…' L'intervistatore: '…ma ora queste parole per esteso hanno un significato differente. In quel momento erano solo campi di concentramento e nessuno poteva immaginare (o credere) che in realtà erano posti dai quali non sarebbero usciti vivi. Le persone non erano in grado di capire cosa stesse succedendo'. Kubert: '…sì, esatto'. L'intervistatore: 'E penso che questo si desuma dal libro'. Kubert: 'Bene. Bene. Questo è quello che ho cercato di fare'. L'intervistatore: 'Il sunto più efficace e ripetuto di “Yossel” è nella frase “la strada non presa” (“La strada non presa” è quella che la vita di Kubert non ha preso visto che i genitori lasciarono la Polonia prima dell’invasione nazista.). Vuole aggiungere qualche commento?' Kubert: 'Beh, questo è il motivo che mi ha spinto a realizzare il libro. Come ho detto qualche altra volta in altre interviste, abbiamo questo museo a Washington, il Museo dell’Olocausto; un paio di anni prima di realizzare il volume io e mia moglie Muriel andammo a visitarlo. Credimi, girare lì dentro è stata un’esperienza davvero incredibile…Voglio dire, sono nato in Polonia e lì c’erano tutto intorno foto dei posti vicini al paese dove sono nato. Beh, pensai di voler fare qualcosa come Yossel; sono stato molto fortunato per tutta la mia vita, sembra. Sì, sono stato molto, molto fortunato'". (8)

"L'intervistatore: 'Credo che quello che ha realizzato qui (la Joe Kubert School of Cartoon) è qualcosa di veramente importante; alla sua grande carriera di artista può sommare il successo avuto nell’avventura di questa Scuola dai risultati così concreti'. Kubert: 'C’é ben più di che essere soddisfatto. Mi ritengo benedetto ogni giorno. Sono stato fortunato con i miei figli, con i miei nipoti, con l’ottima accoglienza che il mio lavoro ha oggi dopo aver lavorato per 60/65 anni. Per questo sono molto, molto fortunato e mi ero reso conto all’epoca di Yossel che sarebbe potuto essere molto differente se mio padre e mia madre non avessero deciso di venire in America. E, in realtà, non avevano neanche dei validissimi motivi per farlo'. L'intervistatore: 'Questo probabilmente la fa sentire ancora più a disagio riguardo quanto accaduto. Gli Ebrei che dopo il ’37/38 volevano andar via dall’Europa non potevano più farlo (e buona parte di essi furono uccisi); i suoi genitori non avevano particolari motivi per lasciare la Polonia (era il 1928) ma ce la fecero'. Kubert: 'Ma era prima di quegli anni terribili'. L'intervistatore: '…non tanto prima…' Kubert: '…3/4 anni dopo oppure 10 anni divento’ impossibile andare via. E passare attraverso tutto cio’ ed essere stato nel Museo, e pensare a tutto questo…
Alla fine mi sono ritrovato con questa storia che per me era molto importante e, fino alla conclusione, non l’avevo mostrata ad alcun editore, come avevo fatto in precedenza con “Fax from Sarajevo”. Mi sono comportato in questo modo perché così sentivo di dover fare. Avevo completato il lavoro e nessun ulteriore intervento poteva essere fatto una volta completato il libro. E non sapevo se qualcuno lo avrebbe mai pubblicato. Quando ho iniziato a mostrarlo in giro ad un paio di persone ho avuto 3, 4 editori pronti a pubblicarlo. Alla fine lo pubblico’ la Dark Horse semplicemente perché poteva realizzare il volume esattamente come io lo volevo'. L'intervistatore: 'La sua esperienza e la mole di lavoro alle sue spalle è cio’ che le ha permesso di decidere come realizzare il volume…'" (8)

"Yossel: April 19, 1943. L’edizione italiana è a cura della Free books stampata all’inizio del 2005. (7)

"Del 2005 è l’altra Graphic Novel Jew Gangster nonché la miniserie di sei numeri Sgt. Rock: The Propecy (che vede il ritorno al personaggio del Sgt. Rock su albo seriale dopo la Graphic Novel del 2004). I suoi lavori vengono ristampati negli ultimi anni dalla DC Comics in costosi e lussuosi volumi della serie DC Archives". (5)

Foto n. 4, 15, 22, 23, 29.

"Jew Gangster: A Father’s Admonition. Inedito in Italia". (7)

"SGT. ROCK: THE PROPHECY. È l’ultimo lavoro di Kubert in corso di pubblicazione in USA. Ovviamente è inedito in Italia". (7)

"Kubert: 'Circa 3 o 4 mesi fa ho completato un volume, dal titolo “Jew Gangster” (Gangster ebreo). L'intervistatore: 'Ambientato in…' Kubert: 'Prende le mosse nei primi anni ’30 a New York, a Brooklyn, dove gli Ebrei erano davvero in gran parte gangster a quei tempi. Ad ogni modo, è successo che avevo un contratto con la DC. Paul Levitz (il presidente della DC) era mio assistente quanto ero editore alla DC e aveva tanto insistito affinché realizzassi il libro per loro. Non era ancora finito, era stato completato per tre quarti, avevamo tutti gli accordi ma qualcuno alla DC pensava che il titolo fosse troppo forte. Il titolo poteva causare problemi. Ho detto “assolutamente no, non cambiero’ il titolo”. E, nonostante il fatto avessi firmato il contratto, ho ripreso il lavoro consegnato e l’ho pubblicato con un altro editore (Ibooks). L'intervistatore: 'Se dopo 60 anni deve cambiare un titolo ad un suo libro perché qualcuno in un ufficio crede che sia troppo forte…' Kubert: 'Esattamente. Non lo faro, mai, in nessuna circostanza. Grazie a Dio sono ora in una posizione nella quale posso permettermelo. Cosa buona, ovviamente. Ed è per questo che mi ritengo fortunato'. (8)

Un intervistatore: "Joe Kubert è di una disponibilità disarmante; l’artista di una grandezza imponente, ingombrante, quasi si fa fatica a stargli vicino. È un pezzo della storia del fumetto americano vivente. Lo studio è grande e abbastanza pieno di sedie, tavoli, matite, pennelli, quadri, stampe e fumetti. Le scaffalature in legno raccolgono una discreta mole di albi a fumetti e di volumi d’arte; se solo dovessero raccogliere tutti i lavori da lui realizzati traboccherebbero. La stanza ha un soffitto molto alto, la luce è calda; di sottofondo c’é musica classica che, quando si tace per un momento, sembra alzarsi di volume. Durante l’intervista, alle 2:45 pm, sentiamo una campanella suonare; siamo in una scuola (nella stanza del preside direi), non dobbiamo dimenticarlo.
Le interviste realizzate via email sono liste di secche domande e lunghe ed articolate risposte, pensate, scritte dall’intervistato con la tranquillità necessaria ad articolare il pensiero, a decidere cosa dire o no. Questa non è così: è un batti e ribatti con un uomo di enorme disponibilità, esperienza, conoscenza nell’ambito fumettistico che non si sottrae al dialogo con chi gli parla. È una chiacchierata a tratti molto informale e la trascrizione è fedele alla stessa. Alla fine dell’ora e mezza di conversazione, affabile e piacevolissima, tante idee, tanti appunti e tante domande restano sui fogli di chi vi scrive, ma non volevamo essere d’ulteriore disturbo ed abbiamo, come si suol dire, alzato i tacchi. Eppure, credeteci, di fronte a tale disarmante disponibilità e grandezza, se avessimo potuto, non ci saremmo più alzati da quella sedia, per rimanere così a diretto contatto con la Storia del Fumetto". (8)

"Kubert, nella sua carriera, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, oltre ad essere stato l'ospite principale di mostre e convention in tutto il mondo.

Questi i premi ricevuti: nel 1970 alla Comic Arts Convention, nel 1972 alla Creation Convention, nel 1974 e nel 1980 dalla National Cartoonist Society il premio come miglior autore di comic book, nel 1977 l'Inkpot Awards alla prestigiosa convention di San Diego. Il 1997, poi, è stato un anno particolarmente ricco: l'Hall of Fame dalla Big Five Collectors Society, quindi il Bob Clampett Humanitarian Award e un riconoscimento per la sua scuola a Lucca Comics. Quindi viene premiato agli United Kingdom Art Award, ai Will Eisner Award, agli Harvey Award e ai Jack Kirby Award. Gli ultimi premi sono del 1998: Will Eisner Hall of Fame Award e Ignatz Award alla convention di Orlando (Florida).

È stato poi ospite alle convention e mostre organizzate a San Diego, Chicago, San Francisco/Oakland, Detroit, Atlanta, Dallas, New York, Lucca, Angoulême, Barcellona, Gijon, Londra, Cordoba, San Paolo, Erlangen, Rio de Janeiro, Toronto.

È stato inoltre consigliere dell'International Museum of Cartoon Art, membro del New York Press Club e della Society of Illustrators. È stato anche consigliere della Valley National Bank e vicepresidente della National Cartoonist Society.

Foto n. 1, 20, 28, 30.

Sua moglie Muriel muore nel 2008

Joe muore il 12 agosto 2012 a Morristown, New Jersey, Stati Uniti". (1)

________________

(1) 'Joe Kubert' sul sito Internet di Wikipedia:  https://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Kubert

(2) Tonio Troiani "Il celebre signor k: intervista a Joe Kubert" data 8 novembre 2012 sul sito Internet Conversazioni sul fumetto: https://conversazionisulfumetto.wordpress.com/2012/11/08/il-celebre-signor-k-intervista-a-joe-kubert/

intervista di Guy H. Lillian III e apparsa sul primo numero di The Amazing World of Dc Comics, Luglio/Agosto 1974, DC Comics, United States.

(3) 'Kubert' sul sito Internet della Fondazione Franco Fossati: http://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/k/kubert.htm

(4) Davide Occhicone 'L'arte di Joe Kubert' sul sito Internet Lo spazio bianco data 7 febbraio 2006 http://www.lospaziobianco.it/arte-joe-kubert/

(5) Davide Occhicone 'Biografia di Joe Kubert' sul sito Internet Lo spazio bianco data 7 febbraio 2006 http://www.lospaziobianco.it/biografia-joe-kubert/

(6) Davide Occhicone 'Tex, il cavaliere solitario: Joe Kubert al servizio del Ranger' sul sito Internet Lo spazio bianco data 22 gennaio 2006 http://www.lospaziobianco.it/tex-cavaliere-solitario/

(7) Davide Occhicone, Alberto Casiraghi 'Joe Kubert: una bibliografia', sul sito Internet Lo spazio bianco data 8 febbraio 2006 http://www.lospaziobianco.it/joe-kubert-bibliografia/

(8) Davide Occhicone 'Intervista a Joe Kubert, faccia a faccia col Mito' sul sito Internet Lo spazio bianco data 16 gennaio 2006 http://www.lospaziobianco.it/intervista-joe-kubert-faccia-faccia-col-mito/

(9) Marcello Vaccari 'Il sergente Roccia' sul sito Internet Lo spazio Bianco data 22 gennaio 2006 http://www.lospaziobianco.it/Sergente-Roccia/





JOE KUBERT sul sito Internet https://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Kubert

YOSSEL di JOE KUBERT sul sito Internet https://www.google.it/search?q=joe+kubert&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b&gfe_rd=cr&ei=2MoRWZvdCMrHXtHWtsgD#q=Yossel.+19+aprile+1943&stick=H4sIAAAAAAAAAONgFuLUz9U3MM7IMYtX4gIxzXKSs9MztKSyk630k_Lzs_UTS0sy8ousQOxihfy8nEoA2Qc3HTUAAAA

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COMICS GONE APE di JOE KUBERT, ARTHUR ADAMS, CARMINE INFANTINO, MICHAEL EURY sul sito Internet https://www.google.it/search?q=joe+kubert&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b&gfe_rd=cr&ei=2MoRWZvdCMrHXtHWtsgD#q=joe+kubert+comics+gone+ape!&stick=H4sIAAAAAAAAAONgFuLUz9U3MM7IMYtX4gIxzTLSjUxMtaSyk630k_Lzs_UTS0sy8ousQOxihfy8nEoAYmeJaTUAAAA

TARZAN 3 di JOE KUBERT sul sito Internet https://www.google.it/search?q=joe+kubert&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b&gfe_rd=cr&ei=2MoRWZvdCMrHXtHWtsgD#q=tarzan+archives:+the+joe+kubert+years+volume+3&stick=H4sIAAAAAAAAAONgFuLUz9U3MM7IMYtX4tVP1zc0TDYzMC82ScnRkspOttJPys_P1k8sLcnIL7ICsYsV8vNyKgFIGRg1OAAAAA

CONAN di JOE KUBERT, TIMOTHY TRUMAN, JOSE VILLARRUBIA, TOMAS GIORELLO sul sito Internet https://www.google.it/search?q=joe+kubert&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b&gfe_rd=cr&ei=2MoRWZvdCMrHXtHWtsgD#q=joe+kubert+conan+-+free+companions&stick=H4sIAAAAAAAAAONgFuLUz9U3MM7IMYtX4tVP1zc0TKkotCw0jU_TkspOttJPys_P1k8sLcnIL7ICsYsV8vNyKgFCzyBQOAAAAA

PUNISHER di JOE KUBERT sul sito Internet https://www.google.it/search?q=joe+kubert&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b&gfe_rd=cr&ei=2MoRWZvdCMrHXtHWtsgD#q=joe+kubert+punisher:+river+of+blood&stick=H4sIAAAAAAAAAONgFuLUz9U3MM7IMYtX4tFP1zc0SspNrzQwL9OSyk620k_Kz8_WTywtycgvsgKxixXy83IqAY2Yao03AAAA

ALTER EGO di JOE KUBERT, ROY THOMAS, STAN LEE, JOHN ROMITA JR., JOHN BUSCEMA sul sito Internet https://www.google.it/search?q=joe+kubert&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b&gfe_rd=cr&ei=2MoRWZvdCMrHXtHWtsgD#q=joe+kubert+the+alter+ego+collection:+compiling+alter+ego+vol.+3,+%231+%26+2,+plus+new+material.+volume+1&stick=H4sIAAAAAAAAAONgFuLUz9U3MM7IMYtX4tFP1zc0Sso1K0s2TdOSyk620k_Kz8_WTywtycgvsgKxixXy83IqAfPoW-Q3AAAA

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