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"L'Audace" di Vecchi. L'"Audace" di Bonelli. Il cinema. La guerra.

"L'AUDACE" DI VECCHI.

"La fantasia di Gianluigi Bonelli non aveva limiti, al pari della sua intraprendenza che lo portò, praticamente alla vigilia della guerra, ad acquistare l’Audace." (10)

"'L'Audace' nel frattempo aveva perso l'articolo, divenendo semplicemente 'Audace'". (1)

"Alla fine del 1938, a seguito dell'embargo alla produzione straniera, L'Audace subì una crisi commerciale e Vecchi cedette momentaneamente la testata alla Mondadori, che gliela restituì nel '39". (2)

"Nel 1940 Vecchi, vessato dal regime fascista e in difficoltà economiche, decide di abbandonare l'editoria" almeno in Italia. (3) Infatti "è di origini ebraiche". Inoltre, come abbiamo già visto, "il regime decide una stretta nei confronti dei fumetti di produzione estera. Per i grandi editori di giornali basati sui fumetti americani e inglesi è la rovina". (4)

"Nell’anno 1941 il regno editoriale di Lotario Vecchi è in piena crisi e il suo titolare, visto che cominciava anche ad essere inviso ai detentori del potere, si preparava a raggiungere i più caldi lidi sudamericani, in cui erano ancora alte le fortune della casa editrice; gli restava da cedere la sua perla, quell’’Audace’ che, benché coccolato e sostenuto, mai aveva avuto la fortuna che meritava". (5)

“L’Audace, la gloriosa ma ormai traballante testata, di cui Bonelli era da qualche anno uno dei collaboratori”, (3) “venne rilevato dalla Mondadori e Bonelli continuò a lavorare per questo gruppo fino al 1940, quando poté acquistare egli stesso la testata, gettando le basi della Sergio Bonelli Editore, allora chiamata Redazione Audace”. (Gianluigi Bonelli allora aveva 32 anni).

"Nel 1939, Mondadori acquista 'L'Audace' da Vecchi, con un contratto particolare che gli consente di restituire la testata se non riuscirà nell'intento di risollevarne le sorti. Il giornale, nonostante gli sforzi di Bonelli e collaboratori (fra l'altro ospita anche 'Dick Fulmine' di Baggioli e Cossio), perduti gli eroi americani sta velocemente spegnendosi: le nuove generazioni di lettori, infatti, preferiscono forme come l''Albogiornale' o l'albo con episodi completi. Mondadori trasforma il giornale in modo splendido, con i suoi migliori autori e con una notevole campagna pubblicitaria. L'esperimento non riesce, e il giornale torna ben presto alla SAEV, per poi passare all'IDEA di Dante Daini e infine proprio nelle mani di Bonelli". (9)

"Non gli era piaciuta la gestione mondadoriana di quel piccolo gioiello che era 'L'Audace di Lotario Vecchi. E così se come scrittore si sentiva appagato, come editore il passo da fare era un pò più complesso e rischioso, considerando anche il periodo bellico. Ma Bonelli non si perse d'animo, e con un gruppo di amici, tra cui Dante Daini, promoter" promotore, chi ha compiti di promozione pubblicitaria, chi provvede al lancio commerciale di un prodotto o cerca di assicurare il successo di un'azienda "della Mondadori, collaborò attivamente a una casa editrice il cui nome era tutto un programma: IDEA." (3)

"Bonelli e Daini hanno tanta voglia di fare e di proporre qualcosa di nuovo in prima persona. Pur lavorando in settori diversi dell'editoria hanno progetti comuni, condivisi dalle consorti, che sono spesso argomento di discussione durante le serate passate in compagnia. L'occasione arriva con 'Audace'. Il settimanale, dopo essere stato gestito dall'API" (Mondadori) "per 28 numeri nel corso del 1939, torna alla SAEV di Lotario Vecchi. Dopo alcuni numeri la direzione viene affidata a Bonelli che però, non avendo la tessera del partito fascista, non può firmare il giornale, che risulta diretto da Raul Radice prima e da Enwer Bongrani poi. Quando Lotario Vecchi decide di abbandonare definitivamente l'editoria italiana, anche 'Audace' chiude i battenti. 'Momentaneamente... per motivi tecnici' recita un laconico" conciso, stringato, eccessivamente breve, di poche parole "messaggio, pubblicato sul n. 324 del 28 marzo 1940. Un 'Audace' completamente rinnovato esce in edicola il 30 novembre 1940 riprendendo la numerazione dal n. 325. Lo pubblica la IDEA". (9)

La Mondadori dopo "un breve periodo di nove mesi" (4) "dopo poche uscite", cede 'L'Audace'. (6)

Alcune fonti dicono che fu Vecchi a vendere a Bonelli e altre che fu Mondadori. L'autorevole studioso Gianni Bono nella sua opera "Fumetto!" dice che: "Dante Daini "Ha rilevato e ceduto 'L'Audace' in un doppio passaggio da Mondadori a Gianluigi Bonelli". La stessa opera dice che "Ritorna ancora a Vecchi ma, quando il suo fondatore è costretto a riparare all'estero, viene rilevato" (4) dall'Editrice IDEA.

Non ci si deve scandalizzare, fu una cosa coveniente ad entrambe le parti: Vecchi se ne andava in un momento in cui l'aria era irrespirabile a causa delle leggi razziali e Gian Luigi Bonelli acquistava una redazione.

Vecchi va "in Brasile. Sotto la sua direzione l'Editrice Vecchi farà un grande salto di qualità e nel 1971 pubblicherà il primo Tex" in quel paese. (2)

Di Gianluigi Bonelli viene detto: "Che sia uno dal fiuto giusto si capisce quando, con l'aiuto di alcuni amici, Gianluigi riuscì a comprare la testata dell'Audace". (3) "Con non pochi sacrifici". (7)

Dirà: "Comprai la testata 'L'Audace', firmando una montagna di cambiali". (8) "Pagai regolarmente, ma erano tante". (6)

Era "fiducioso nei lettori che mi seguivano dai tempi del 'Vittorioso'. Il lettore non scompare, resta. Basta fare un buon romanzo". (3)

La società IDEA "è formata da un gruppo di amici, tra cui Daini, Balzarini e Papetti. Aldo Papetti è stato per anni responsabile della distribuzione per Lotario Vecchi e contribuisce in modo determinante all'acquisto della testata. Un'esperienza brevissima quella dell'IDEA (dal n. 325 del 30 novembre 1940 al n. 330 del 4 gennaio 1941). Pur firmate da diversi sceneggiatori, tutte le storie sono opera di Gianluigi Bonelli che, lavorando per 'Il Vittorioso' con contratto di esclusiva, non può firmare con il suo nome. Ed eccolo come Gianni Altieri a scrivere 'Maschera Bianca', disegnato da Welter Molino, e racconti a tutto testo, come 'Il mistero del sigillo spezzato'. Sotto lo pseudonimo di Sandro Vela dà corpo alle gesta di 'Capitan Tempesta', disegnato da Pier Lorenzo De Vita. Mentre si cela dietro la firma di Carlo Bianchi come autore de 'L'esploratore di ferro' disegnato da Franco Chiletto, e de 'L'inafferrabile', reso graficamente da Vittorio Cossio, e ancora dietro lo pseudonimo di Landi è autore dei testi de 'Il cavaliere dell'aria', disegnato da Edgardo Dell'Acqua. La formula del giornale non ha successo e il settimanale chiude i battenti". (9)

"Bonelli e Daini avevano esperienze diverse. Il primo era un cavallo di razza per fantasia e fucina" fabbrica "editoriale. Il secondo aveva acquisito sul campo notevoli esperienze nella distribuzione. I due erano inoltre grandi amici. E si scambiavano idee e progetti, non all'interno di una fredda redazione, che in realtà non esisteva, ma durante lunghe passeggiate in bicicletta o in maratone danzanti in compagnia delle belle consorti. L'esperienza editoriale non durò moltissimo, e la società si sciolse meno di due mesi dopo. Daini tentò una nuova avventura editoriale, mentre Bonelli continuò le avventure di 'Furio Almirante' e, dal nome della testata, fondò una sua Casa editrice: la redazione Audace, nell'appartamento al civico 10 di via Rubens". (3)

"Sia Bonelli sia Daini sanno che il prodotto vincente è l'albo. Pertanto entrambi, anche se con accordi comuni ma percorrendo strade separate, tentano questa formula editoriale. Bonelli (che ha acquistato la testata da Daini per settemila lire, grazie a un prestito della suocera Emilia Bertasi) trasforma il giornale 'Audace' in albo e il 18 gennaio 1941 esce in edicola con il n. 331". (9)

"Tea non approva l'acquisto dell''Audace' ma accetta di buon grado l''occasione'. Per poter affrontare le spese vengono coinvolti i parenti che si mettono a disposizione ciascuno secondo le proprie possibilità." (11)

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(1) 'Tex - I creatori', sul sito Internet della Sergio Bonelli Editore: http://www.sergiobonellieditore.it/

(2) 'Lotario Vecchi - biografia', sul sito Internet di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Lotario_Vecchi

(3) Matteo Stefanelli 'Bonelli e la cultura popolare italiana - Un anti-modello canonico', p. 132, Graziano Frediani 'La Signora e il Vagabondo', p. 180, Gianni Bono, 'La Bonelli sconosciuta (ai più) - Origini, curiosità, misteri', p. 185, 186, Mauro Paganelli 'Conversazione con Gianluigi Bonelli' su "Gianluigi Bonelli/Aurelio Galleppini", collana L'autore e il fumetto n. 6, Editori del Grifo, Perugia, 1982, p. 11, 12, citato a p. 193, 199, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso, S.p.A., Roma.

(4) Ottobre 2012. Gianni Bono, Leonardo Gori e Cristiano Zacchino '1932-1943 Il regime dell'avventura - L'industria degli albi e i venti di guerra', p. 80, 81, 87, Gianni Bono e Gabriele Ferrero '1943-1948 La ricostruzione della fantasia - Modernizzazione del fumetto popolare', p. 122, su "Fumetto! 150 anni di storie italiane" di Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Rizzoli Editrice, RCS libri S.p.A.

(5) Sito Internet che cita Gianni Brunoro 'I conquistatori dello spazio', su "Quel fantastico mondo – padri, figli, padrini, padroni e padreterni del fumetto italiano", 1984, Edizioni Dedalo, Bari, p. 177. http://books.google.it/books?id=Uewqwk4i3C0C&pg=PA177&lpg=PA177&dq=lotario+vecchi&source=bl&ots= XdRHvZKN7&sig=3U9U4N5Mq3KZv96KD2tTWrEb8KQ&hl=it&sa=X&ei=0VgiUYzqLoOBhQe4qIGIDw&ved=0CFcQ6AEwBzgo#v=onepage&q=lotario%20vecchi&f=false                               

(6) Luigi Codazzi, 'Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini', p. 11, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano, 10 novembre 1999.

(7) Graziano Frediani, 'Jack London a Milano', p. 14, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", di Graziano Frediani, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, febbraio 2002, allegato all'Almanacco del West del 2002.

(8) Luigi Marcianò, 'Galep, Galep, Hurrà!', su Fumetti d'Italia n. 5, Dicembre 1992, p. 14, editrice Europa S.r.l., Milano.

(9) 1998. Gianni Bono e Leonardo Gori 'Prima di Tex', p. 58, Gianni Bono e Leonardo Gori 'Audace, una storia editoriale', p. 201 - 202, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.

(10) Carlo Scaringi 'Gianluigi Bonelli prima di Tex', sul sito Internet Afnews: http://www.afnews.info/wordpress/2011/01/gianluigi-bonelli-prima-di-tex/

(11) Paolo Telloli, 'Tea Bonelli', su Ink n. 50, anno XVI, aprile 2009, p. 4-5, Menhir Edizioni, Monza (MI).

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L'"AUDACE" DI BONELLI.

"Diventa editore in proprio. Finalmente, può dare libero sfogo alla sua inesauribile fantasia senza lacci e lacciuoli di alcun genere (che non siano le vendite, naturalmente), e senza dover dare ascolto agli spesso inascoltati consigli di terzi". (12)

"Il 15 aprile 1943 Gianluigi Bonelli trasforma l'Audace da ditta individuale in società collettiva con la moglie Tea Bertasi Bonelli, a causa di 'possibili assenze del proprietario da Milano per servizi militari', come registrano i documenti ufficiali dell'epoca'" (4)

"Il 15 aprile 1943 Tea Bertasi in Bonelli entra in azienda. Con atto siglato dal notaio nasce la società 'L'Audace di Bonelli e Bertasi'. Gianluigi Bonelli aveva denunciato la sua attività editoriale il 31 ottobre 1941 (dieci mesi dopo l'uscita del primo numero del suo 'Audace'). Già dalla fine del 1941 la famiglia Bonelli ha lasciato la casa di via Rubens e si è trasferita a Lavagna. Qui ha sede di fatto anche la redazione Audace, composta, oltre che da Bonelli, da Franco Donatelli e Mario Davide Faustinelli (di Franco Donatelli parleremo di più quando conosceremo il personaggio di Zagor, di Faustinelli parleremo più avanti nella sezione TEX - 1967 GIOVANNI TICCI - PRIMA DI TEX). Bonelli fa la spola da Lavagna a Milano, portando in tipografia il giornale, che esce con cadenza regolare fino all'estate del '43. Poi gli eventi precipitano e Bonelli, che non vuol combattere come militare, medita la fuga. La redazione si scioglie. Tea e Sergio sfollano nell'entroterra ligure, a Fontanabuona, e Giovanni ripara in Svizzera. Ma 'Audace' continua a uscire. Infatti, in virtù dei poteri societari conferitigli dal marito, Tea Bertasi affida la gestione editoriale al distributore, la Diffusione della Stampa di Balzarini. L''Audace' esce fino al n. 467, datato 10 febbraio 1944". (17)

"La prima redazione ha come sede via Rubens a Milano, direttamente nel salotto di casa". (5)

In seguito "in via Saffi, passando per via Ferruccio fino alla sede definitiva di via Buonarroti". (6)

Tea: "L'ufficio della nuova testata si trovava nella nostra già piccola casa e il primo aiutante 'fisso' fu proprio un giovane disegnatore, Franco Donatelli, che ancora oggi collabora con Sergio e che allora svolgeva non solo le mille mansioni di un apprendista disegnatore ma anche quelle di un impiegato tuttofare". (7)

"Franco Donatelli vive a Milano fin da bambino. Entra nel mondo del fumetto grazie a Luciano Bertasi, suo compagno di scuola, fratello di Tea Bonelli. Nel 1940 esordisce per Audace con le matite di vari episodi del pugile Furio Almirante, inchiostrati da Mario Faustinelli". (8)

"La casa Bonelli viene frequentata anche da un giovanissimo Franco Donatelli, compagno di scuola dello zio di Sergio. Ha qualche anno di più di Sergio ma i due stringono una forte amicizia come se fossero fratelli. A Franco piacerebbe disegnare ma non ha le basi, e pur di essere a contatto con i fumetti accetta di fare il ragazzo di bottega, spostare i pacchi dei resi, andare a prendere le sigarette e in seguito realizzare qualche titolino, qualche piccolo intervento di sgommatura e ha così modo di ammirare da vicino le tavole di grandi autori". (9)

"Furio è un eroe che ha un alto senso della giustizia, combatte i soprusi dei potenti, si può intravedere un futuro Tex". (16)

Ancora Tea: "Io tenevo l'amministrazione che, a dire la verità, era estremamente semplice e mi permetteva di mandare avanti tutte le normali occupazioni familiari di una casalinga. L'amministrazione era elementare poiché gestiva un'unica testata e le poche tavole firmate dai due collaboratori, Carlo e Vittorio Cossio. Di tanto in tanto, faceva qualcosa anche Franco Caprioli e qualcosa di speciale fu fatto, in seguito, da Rino Albertarelli, altro nostro grande amico, e da Edgardo Dell'Acqua, un disegnatore piuttoso noto negli anni Trenta e Quaranta". (7)

“In quel periodo, la piccola casa editrice fu amministrata da sua moglie Tea, la cui presenza continua assicurò stabilità e consistenza economica all’azienda”. (1)

"Tea non si occupa dei fumetti ma tiene, come una brava massaia, l'amministrazione della piccola casa editrice contando le copie vendute, i resi e suddividendo i ricavi, i guadagni e le spese". (9)

"A dieci anni il piccolo Sergio Bonelli si ritrova con un papà scrittore e una mamma a capo di una casa editrice (in un periodo, è bene ricordarlo, in cui alle donne era concesso al massimo il ruolo di maestre!)" (6)

"L'Audace fino ad allora, come succedeva del resto anche per 'L'Avventuroso' e 'Topolino', era fatto di storie lunghe che continuavano di settimana in settimana, con un'unica pagina". (7)

"Gian Luigi cambia la veste editoriale del giornale trasformandolo in albogiornale, un fascicolo di grande formato di dodici pagine contenente un’unica storia. Una scelta adeguata vista la crisi editoriale che si viveva in quel periodo e i forti problemi dovuti alla situazione interna del paese”. (9)

"Bonelli ruppe con la tradizione che voleva i giornali a fumetti dedicati a tanti personaggi, ognuno con una o due pagine a disposizione". (6)

"Gianluigi ha l'intuizione di trasformare 'L'Audace', che fino a quel momento presentava storie lunghe che si sviluppavano con la cadenza di una pagina alla settimana, in quello che è stato definito 'l'Albo Giornale', un giornale di 16 pagine tutte dedicate allo stesso personaggio". (5)

"Gianluigi Bonelli introdusse una novità assoluta. 'Con una intuizione davvero notevole' ricordava Sergio Bonelli 'mio padre aveva capito che la formula utilizzata fin'allora (una sola pagina per volta di ogni personaggio) aveva ormai stancato un pubblico desideroso di leggere storie sempre più corpose". (2)

"Una scelta vincente, che permise alla rivista di adeguarsi ai tempi: nel marasma degli avvenimenti bellici i lettori non erano in grado di seguire storie a puntate, anche perché la precarietà della distribuzione non poteva garantire agli interessati l'acquisto di tutti i numeri. l'Audace iniziò a proporre racconti lunghi, e per di più dedicati inizialmente a un eroe di sicura presa". (6)

"Ispirandosi al modello del famoso 'Dick Fulmine', che allora otteneva un grande successo, Bonelli inventa nel 1941 'Furio'". (5)

E 'Capitan Fortuna', 'Orlando Invincibile', 'I conquistatori dello spazio', tutti del 1941, 'Pompeo Bill' del 1942 e la ristampa de 'La perla nera' (l'originale è del 1938) e 'Gli adoratori del Diavolo' del 1943. (14)

La 'Redazione Audace' chiuderà i battenti nel 1944. (10)

“E’ necessario ricordare che in quegli anni Gianluigi Bonelli non poteva dare liberamente sfogo alla sua fantasia: il Ministero della Cultura Popolare, infatti, aveva ordinato di italianizzare le avventure per ragazzi. Diventò obbligatorio sottoporre le tavole a una commissione di censura preventiva che autorizzava la pubblicazione solo dopo aver controllato che le bozze non contenessero messaggi ideologici contrari alle posizioni del Duce”. (1)

"Per evitare le imposizioni del Min. Cul. Pop. (Ministero della Cultura Popolare) che in quegli anni imponeva l'autarchia per le avventure per ragazzi, Bonelli mette in atto lo stratagemma di utilizzare scritti di autori della letteratura come Ludovico Ariosto o Torquato Tasso. La situazione bellica fa inasprire le imposizioni del regime e anche i personaggi dei fumetti devono militarizzarsi. Furio deve andare in guerra e combattere contro gli inglesi facendogli fare la parte degli incapaci". (9)

"Con lo scoppio della guerra, anche la piccola Casa editrice gestita dai Bonelli fu costretta ad affrontare i durissimi ostacoli con cui il Regime cercava di cancellare qualunque traccia della cultura anglosassone. E Gianluigi Bonelli, come ricorda suo figlio Sergio, 'dovette dunque rinunciare a quei dialoghi contenuti nei balloons che costituivano la vera peculiarità del suo stile di sceneggiatore dinamico e coinvolgente, sostituendoli con lunghe didascalie che trasformavano le tavole in una sfilza di immagini svincolate l'una dall'altra, appesantite da testi noiosissimi e spesso sostanzialmente inutili. Inoltre, mio padre si recava periodicamente a Roma, dove una apposita commissione esaminava le storie già pronte e ne autorizzava la pubblicazione, dopo avere controllato che non contenessero messaggi ideologici contrari alle posizioni del Duce. Fu così che, poco a poco, tutti i personaggi nostrani usarono armi e cazzotti per affrontare esclusivamente 'i nemici della Patria', e anche Furio Almirante (che veniva disegnato da Vittorio Cossio) dovette scegliersi come avversari fissi due caricature di inglesi, inevitabilmente stupidi e incapaci...'. (2)

Bonelli scrisse "decine di storie e di personaggi destinati per lo più all’Audace e al Vittorioso (che diresse anche per qualche tempo). Erano fumetti avventurosi, con i protagonisti che attraversavano anche territori esotici ed epoche storiche diverse. Spesso erano italiani e magari giovani, impegnati in imprese che potevano ricordare quelle di alcuni eroi americani messi al bando dal regime, oppure in indagini poliziesche, a Londra e dintorni, sulle tracce del giallo classico". (13)

"Negli anni Trenta, per ordine del Minculpop (il famigerato Ministero della Cultura Popolare), i narratori di storie dovettero adeguarsi a un ordine inappellabile: italianizzare l'Avventura. Di conseguenza, al posto dei nomi americaneggianti sino ad allora usati a piene mani per far sentire il lettore il più possibile lontano da casa sua, la letteratura 'd'evasione' fu costretta a scegliere palcoscenici e prim'attori il più possibile vicini al 'sangue e agli ideali dei moderni discendenti di Romolo e Remo'. Ma mettere in scena soltanto prodi legionari romani, indomiti assi dell'aviazione e ardimentosi esploratori rigorosamente nati fra le Alpi e la Sicilia, e rigorosamente impegnati o a combattere l'Inghilterra o a colonizzare l'Africa, era davvero una brutta condanna per uno scrittore impulsivo e senza briglie qual era Gianluigi Bonelli. Del resto, anche l'americanissimo Tarzan (portabandiera, al pari dell'Uomo Mascherato, di Flash Gordon e di Mandrake, di quel fumetto a stelle e strisce molto amato dai ragazzi, ma visto come fumo negli occhi dal Regime) aveva dovuto, da un giorno all'altro, cambiare nome, trasformandosi in un eroe nazifascista, ribattezzato con il teutonico" germanico, tedesco "nome di Sigfrido! (Superman fu ribattezzato Ciclone e Mandrake fu trasformato in Drakeman) Il trucco per arginare l'ostacolo, dunque, era tirare in ballo, almeno nelle prime puntate, personaggi tricolori al cento per cento, coinvolgendoli poi in trame che, in realtà, non avevano niente da invidiare ai western di Zane Grey, ai gialli di Edgar Wallace o ai viaggi alla ricerca di città perdute su cui si fondava la meritata fama di Henry Rider Haggard e Edgar Rice Burroughs. Una volta creato un campione di italianità del calibro di Furio Almirante, il più riuscito dei 'nipotini' del popolarissimo castigamatti Dick Fulmine, il vulcanico G. L. si divertì a confondere le carte in tavola, sotto gli occhi dei severissimi censori dell'epoca, senza tradire la sua voglia di giocare con i generi che più aveva amato. John Mauri, Giorgio Landi, Marco Villa e Marco Valli furono, così, innanzi tutto, specchietti per le allodole. Il primo, con il nome incautamente esterofilo di John Gable, fece la sua comparsa nel 1937 sull''Audace', in un romanzo a puntate, 'L'ultimo corsaro', che G. L. scrisse firmandosi Gino Bonelli e che poi ristampò in volume nel 1940; in questa occasione, il titolo fu però modificato in 'Le Tigri dell'Atlantico' e il protagonista ribattezzato John Mauri. 

"Fra le pieghe di un intrigo che mescola 'elementi classici della detective story con ispirazioni prese dalla pura narrativa d'avventura di Conrad, Salgari, London e Verne', come ha scritto Luca Crovi in 'Delitti di carta nostra'" il protagonista del romanzo di Bonelli Le Tigri dell'Atlantico "mostra tutta la sua forza di autentico 'eroe italiano', ma già lascia intuire quelli che saranno i tratti salienti del tipico eroe bonelliano: 'un uomo tutto d'un pezzo e dai pugni facili' (sono ancora parole di Crovi) 'che non compie raffinate indagini cerebrali ma preferisce prendere di petto le situazioni in cui rimane coinvolto, risolvendole in maniera energica e dinamica'. Fra il 1937 e il 1938, sempre sull''Audace', esce a puntate un secondo romanzo con vaghe tinte noir, 'I Fratelli del Silenzio', poi raccolto anch'esso in volume (nel 1940). Il filone poliziesco bonelliano si sviluppa ulteriormente con le storie, pubblicate da 'Il Vittorioso' fra il 1939 e il 1940, di Giorgio Landi. Dopo aver risolto due casi in cui i colleghi di Scotland Yard non sapevano che pesci prendere ('Il mistero di Bridgeword' e 'I predatori del Tamigi', entrambe illustrate da Guido Grilli) si trasferisce in un India più salgariana che mai". Il personaggio ritorna ne "'La scomparsa del Sacro Grant, firmata graficamente da Walter Molino. Genio nazionale in trasferta è anche Marco Villa, un altro 'investigatore italiano stabilitosi da molti anni a Londra' ne 'L'enigma dell'orrido di Medway' (realizzato nel 1940 da Angelo Platania per 'Il Vittorioso') e italianissimo è pure Vittorio Leoni ne 'L'Inafferrabile', il cineromanzo iniziato da un misterioso Carlo Bianchi (altro pseudonimo di G.L.) e in seguito firmato chiaramente G.L. Bonelli (sull''Audace', nel 1940, per i disegni di Vittorio Cossio). 

"Fra gli eroi 'autarchici' bonelliani merita una menzione Marco Valli, che 'interpretò' due cineromanzi ('La piuma verde' e 'Il terrore del Colorado', illustrati rispettivamente da Antonio Canale e Raffaele Paparella, e pubblicati su 'Il Vittorioso', fra il 1938 e il 1940)". Italiano emigrato in America, che con l'aiuto di un pard navajo sconfigge una banda di fuorilegge e che per fermare un nuovo avversario arriva a camuffarsi da fantasma "... Anche a un osservatore superficiale risulta subito chiaro che nelle vene di Marco Valli scorreva già il sangue e gli ideali del castigamatti supremo: il futuro Tex Willer!

Nel vastissimo mosaico dell'opera bonelliana, talmente frenetica ed eclettica, nonché spesso nascosta sotto i più ermetici pseudonimi, da rendere difficile una catalogazione sicura al cento per cento, gli anni Trenta rappresentano un laboratorio creativo eccezionalmente fertile. Nel suo momento magico di narratore a getto continuo, Bonelli comincia a portare l'impronta del fumetto moderno in periodici che, al pari de 'Il Vittorioso', non intendevano rinunciare a precisi intenti moralistico-educativi. I soggetti da lui sviluppati, pur sotto l'attentissimo controllo del Minculpop, non si pongono limiti d'ambientazione né storica né geografica, come a voler dimostrare che non c'è regime in grado di fermare i voli della fantasia. Così, ne 'Il Loto Rosso' disegnato da Vittorio Cossio per 'Il Vittorioso' nel 1939, Gianni Altieri, 'un italiano da molti anni residente a Pechino'viene coinvolto nella sanguinosa Rivolta dei Boxer, sullo sfondo della Cina d'inizio secolo. Un altro eroe di origine italiana, Tony Brelli (protagonista de 'Gli adoratori del Diavolo', disegnato da Enrico Bagnoli per l''Audace', nel 1943), ha invece il compito di trascinare i suoi lettori fra i templi e i deserti dell'Arabia". (2)

"Anche a causa della crescente pressione censoria del regime fascista, oltre a scrivere avventure di fantasia, Bonelli si cimenta anche con adattamenti di classici della letteratura ('L'Orlando Furioso' e la 'Gerusalemme Liberata')". (11)

"Gian Luigi riuscì ad aggirare i diktat" i dettati imposti "fascisti sceneggiando alcuni adattamenti di classici della letteratura italiana, come 'L'Orlando furioso' e 'La Gerusalemme liberata' su cui nessun censore avrebbe mai potuto avere qualcosa da ridire". (3)

Tex Willer non poteva nascere in quegli anni.

"Il più 'romano' di tutti gli eroi creati da G. L. Bonelli in quegli anni difficili è, senza dubbio, 'Andus', pubblicato su 'Il Vittorioso' a partire dal 1938. 

Sergio Bonelli: "C'è un opera di Gianluigi Bonelli di cui pochi conoscono l'esistenza. Si tratta de 'La Bibbia illustrata per la gioventù', pubblicata fra il 1941 e il 1942 dalla Casa editrice Sadec di Milano in quaranta dispense. Interrotta probabilmente a causa degli eventi bellici, venne continuata nel dopoguerra, dalle edizioni Cenobio-Sadec, con il titolo 'Il Vangelo illustrato per la gioventù'. In quell'epoca pionieristica, mio padre (al quale, e non sono il solo a dirlo, il fumetto italiano è debitore dei primi momenti di vera professionalità) era una inesauribile fucina di idee, che riversava contemporaneamente su più fronti. Sceneggiatore, romanziere, traduttore, redattore, scopritore di talenti, editore, era pronto a passare dalle vicende di cappa e spada agli intrighi dello spionaggio, dalle arene dell'antica Roma alle foreste dell'Africa Nera, per non parlare di quel selvaggio West in cui avrebbe in seguito ambientato il suo personaggio più duraturo. E proprio questa sua inesauribile voglia di raccontare storie di ogni genere deve averlo spinto ad affrontare, con entusiasmo e con rispetto, la sfida di regalare ai lettori una sua personale riduzione del 'libro di tutti i libri'!". Bonelli sceneggia "fra l'altro, nel 1936, 'La Freccia Vermiglia' (uscito sull''Audace'), dove si parla di potenti locomotive e di miniere d'oro, e 'Le avventure del Principe Pulcino', una fiaba dai tratti avventurosi, protagonista un principe condannato a vivere in un corpo infantile. Ma il suo primo, vero eroe è 'Artagow, il Figlio degli Dei': un tarzanide (apparso su 'Pinocchio' nel 1937) figlio di un esploratore assassinato, che cresce fra le belve della giungla, finché un mago non gli consegna un pugnale fatato...". (15)

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(1) Giulio Saltarelli 'Sergio Bonelli Editore. Storia della Casa Editrice' sul sito Internet Komix.it: http://www.google.it/search?q=Komix&oq=komix&sugexp=chrome,mod=12&sourceid=chrome&ie=UTF-8 e http://www.komix.it/page.php?idArt=4715

(2) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'Jack London a Milano', p. 14, 15, Graziano Frediani, 'Castigamatti di professione', p. 18 - 20,  23 - 26, 28, Graziano Frediani, 'In giro per il mondo con Gianni e Tony!', p. 21, Graziano Frediani, 'Per l'onore della patria!', p. 22, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura" di Graziano Frediani, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.

(3) Maggio 2011. Moreno Burattini, Graziano Romani, Lezioni di fumetto - 'Guido Nolitta, Sergio Bonelli sono io', Coniglio Editore, Roma, p. 16.

(4) Ottobre 2012. Gianni Bono, Leonardo Gori e Cristiano Zacchino '1943-1948 La ricostruzione della fantasia - Modernizzazione del fumetto popolare', p. 117, su "Fumetto! 150 anni di storie italiane" di Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Rizzoli Editrice, RCS libri S.p.A., Milano.

(5) Luigi Codazzi, 'Gli autori: Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini', p. 11, su "I classici del fumetto - Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini", BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Rizzoli Editrice, RCS Libri S.p.A., Milano, 10 novembre 1999.

(6) 2010 - 2011. Raffaele De Falco, 'Lo straniero senza nome - Edizioni estere e autori internazionali', p. 149, Graziano Frediani 'La Signora e il vagabondo', p. 180, Mauro Paganelli 'Conversazione con Gianluigi Bonelli', su "Gianluigi Bonelli/Aurelio Galleppini", collana L'autore e il fumetto n. 6, Editori del Grifo, Perugia, 1982, p. 11, 12, citato a p. 193, Luciano Tamagninii, 'Magia in casa Bonelli', p. 103, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(7) Tea Bonelli, intervistata da Gianni Brunoro, 'Terzo Grado', su "Dime Press, magazzino bonelliano" n. 11, ottobre 1995, p. 21, 22, Glamour International Production, Firenze.

(8) 'Franco Donatelli - biografia', sul sito Internet di Wikipedia: http://www.wikideep.it/tea-bonelli/#

(9) Paolo Telloli, 'Tea Bonelli', su Ink n. 50, anno XVI, aprile 2009, p. 4 - 6, Menhir Edizioni, Monza (MI).

(10) 'Sergio Bonelli Editore - Storia', sul sito Internet Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Bonelli_Editore

(11) Fabrizio Gallerani sul sito Internet Ubcfumetti; 'Gianluigi Bonelli - biografia': http://www.ubcfumetti.com/data/glbonelli.htm

(12) Si firma Qbarz, sul sito Internet biografieonline 'Gianluigi Bonelli, romanziere prestato ai fumetti': http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=747&biografia=Gianluigi+Bonelli

(13) Carlo Scaringi 'Gianluigi Bonelli prima di Tex', sul sito Internet Afnews: http://www.afnews.info/wordpress/2011/01/gianluigi-bonelli-prima-di-tex/

(14) Redazionale, 'Un editore, un'avventura', su TuttoWEST n. 21, febbraio 1989, p. 93 - 95, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano.

(15) Sergio Bonelli e Graziano Frediani, 'Venti di guerra, sogni di evasione', su Tex collezione storica a colori Repubblica – L’Espresso, n. 14, 2007, p. 9, 11, 12, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(16) Mariano Trerè 'Audace raccolta Furio', su 'Cronaca di Topolinia' n. 8, giugno 1995, p. 5. Pubblicazione riservata ai soci dell'associazione culturale 'Alex Raymond', Rivoli (Torino).

(17) 1998. Gianni Bono e Leonardo Gori 'Audace, una storia editoriale', p. 204, su "Tex - Un eroe per amico", di Gianni Bono e Leonardo Gori, Federico Motta Editore S.p.A., Milano.

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IL CINEMA.

Ad alimentare "la mai estinta passione di Bonelli padre per il 'cappa e spada' aveva comunque contribuito molto il cinema Hollywoodiano. Fra i suoi preferiti, c'erano film pirateschi". (5)

I lettori amano Tex per il suo West che ricorda i grandi film americani. Dirà Sergio Bonelli: “Infatti, direi che mio padre ci ha messo più la sua esperienza di cinefilo, piuttosto che di romanziere”. 

Gianluigi Bonelli si avvicinò al western attraverso la letteratura avventurosa e frequentando sale cinematografiche e divenne appassionato conoscitore della storia del West. Infatti,  E riuscì a trovare il magico punto d’incontro fra il West cinematografico e la realtà italiana del dopoguerra, dice Luca Raffaelli. (1)

Sergio Bonelli su Panorama: “Sono i capolavori di registi come Haward Hawks, Delmer Daves, e naturalmente John Ford su tutti, a costituire lo sfondo mitico e narrativo da cui si staglia la figura di Tex. Hanno influenzato in anni lontani la fisionomia del nostro Tex”. (2)

"A rendere ancor più dinamica ed efficace la sua scrittura aveva contribuito anche il cinema: spettatore assiduo di film di ogni genere, adorava 'Ombre rosse', 'Il Cavaliere della Valle Solitaria', 'I lancieri del Bengala', 'Via col vento' e 'La carica dei Seicento'.

Scrive Renato Gaita su Il Messaggero: “A Gianluigi Bonelli piacevano molto i film di Ford e ammirava particolarmente “Ombre rosse” e “Rio Bravo””. “Il temperamento e la storia di Tex, ex fuorilegge, non sono molto distanti da quelli di Ringo Kid - John Wayne”. (3)

Mauro Paganelli intervista Gianluigi Bonelli nel 1982: "Qali sono secondo lei i film da salvare?" Bonelli: "Vecchi film. Il cinema moderno, tranne alcuni casi, non mi piace, non mi interessa. Adoro i vecchi film d'avventure, da 'Via col vento' a quelli di John Wayne. 'Ombre rosse' è bello, semplicissimo e immensamente umano per le figure che vi sono delineate. De Mille mi piace meno, è colossale e basta. Invece amavo Hitchcock, 'Notorius', per esempio". Paganelli: "Qualche altro titolo di western?" Bonelli: "'Rio Bravo', 'Il fiume rosso'... i film di Gary Cooper..." Paganelli: "E il western ultima maniera? 'Corvo rosso non avrai il mio scalpo', per esempio?" Bonelli: "Sì, quello era buono, anche perché era basato sulla realtà. La storia degli orsi io l'avevo già letta su alcune riviste". Paganelli: "E i film di Peckinpah, come 'Mucchio selvaggio'?" Bonelli: "Ne ho visti due o tre, ma mi sembrano un pò confusionari". (7)

Franco Busatta dice che “Sergio Bonelli conclude dicendo: “Appare giustificato il mio sospetto che, quando Bonelli padre e figlio andavano al cinema insieme, non ero soltanto io a restare impressionato dalle immagini che scorrevano sullo schermo, ma anche lui, il papà di Tex, l’eterno sognatore perduto dietro ogni storia fantastica””. (4)

Sergio: "Il mio primo incoraggiamento alla fanciullesca paura dell'oscurità mi giunse proprio dalle immagini in bianco e nero proiettate sullo schermo in quel cinema di periferia poco lontano dalla nostra abitazione. Poco lontano, ho detto, ma vi assicuro che, percorrendo il mezzo chilometro di strada del ritorno a casa nel buio della sera, mi stringevo stretto stretto al braccio di mio padre". (8)

Decio Canzio intervista Gianluigi Bonelli: "Se le capitasse di naufragare su un'isola deserta portando con sé dieci videocassette, quali film sceglierebbe?" Bonelli: "Le detto subito i titoli: 'Il massacro di Fort Apache' di John Ford, 'Johnny Guitar' di Nicholas Ray, 'Ombre rosse' di Ford, 'Sfida all'O.K. Corral' di John Sturges, 'Il cavaliere della valle solitaria' di George Stevens, 'Quel treno per Yuma' di Delmer Daves, 'Sentieri selvaggi' di Ford, 'Winchester '73' di Anthony Mann, 'Mezzogiorno di fuoco' di Fred Zinnemann, 'Vera Cruz' di Robert Aldrich". (6)

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(1) Luca Raffaelli, La Repubblica, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(2) Sergio Bonelli, Panorama, Arnoldo Mondadori Editore, Milano.

(3) Renato Gaita, 'E Tex Willer non ha più papà', su Il Messaggero, del 13 gennaio 2001, p. 20, Caltagirone Editore, Roma.

(4) Franco Busatta, Supermiti Mondadori Tex contro Mefisto, n. 4, 2012, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano.

(5) Febbraio 2002. Graziano Frediani, 'La spada nel cuore', p. 34, su "G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell'Avventura", di Graziano Frediani, Sergio Bonelli Editore S.p.A., Milano, allegato all'Almanacco del West del 2002.

(6) Decio Canzio intervista Gianluigi Bonelli, 'Tex sono io', su "Il mio nome è Tex", Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, ristampa maggio 2004, p. 12.

(7) 2010 - 2011. Mauro Paganelli 'Conversazione con Gianluigi Bonelli' su "Gianluigi Bonelli/Aurelio Galleppini", collana L'autore e il fumetto n. 6, Editori del Grifo, Perugia, 1982, p. 11, 12, citato a p. 196 su  "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica -  L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(8) Ottobre 2009. Sergio Bonelli, 'L'indimenticabile segno di Frankenstein', su Zagor - I giorni della paura, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, Oscar bestsellers, p. 290.

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LA GUERRA.

"Tutto questo continuò, fra alti e bassi, fino al 1941. Ma poi la guerra cominciò a farsi sentire sul serio" (3)

"Arrivò la guerra e Milano subì i primi bombardamenti. Pur non essendo ricchi, i Bonelli furono tra i fortunati che riuscirono a sfollare e a lasciare il capoluogo lombardo, trasferendosi a Lavagna, in Liguria". (1)

"Già dal 1942". (5)

"Nel 1940 cominciano i bombardamenti a Milano. Gian Luigi, richiamato nell'esercito fa servizio a Milano e il pendolare a Lavagna nei momenti di permesso. Data la situazione bellica, l''Audace' non ha più una regolarità costante nell'uscita. Assieme a Gian Luigi, Donatelli e Mario Faustinelli raggiungono Lavagna e si fermano nella provvisoria redazione dell''Audace' per completare una storia di Furio combattente. Donatelli realizza le matite mentre Faustinelli gli inchiostri. In quello stesso periodo, a Lavagna, Faustinelli realizza 'Pompeo Bill'. (6)

"Li seguirono due giovanissimi disegnatori, Franco Donatelli  e Mario Faustinelli (lo stesso che poi, insieme a Hugo Pratt e ad altri, avrebbe creato l'Asso di Picche), impegnati a illustrare le avventure di Furio Almirante." (1) (Foto n. 2, 3)

Donatelli era nato nel 1925 e Faustinelli nel 1924 e nel 1943 avevano 18 e 19 anni.

"Anche la redazione Audace è stata trasferita e si trova a Chivari, a qualche chilometro da Lorsica. Da lì i redattori Mario Faustinelli e Franco Donatelli, con la supervisione della signora Bonelli, proseguono le pubblicazioni de 'L'Audace', il cui ultimo numero sarebbe uscito il 10 febbraio 1944". (5)

Dalla Liguria "mio padre, facendo qualche rapida puntata nel capoluogo lombardo (giusto il tempo per parlare con il tipografo o il distributore), cercava di mandare avanti, pur con una periodicità incontrollabile e imprevedibile, la sua ormai precaria attività di autore-editore del settimanale 'Audace'. Nel frattempo, l'inasprirsi del conflitto aveva disperso chissà dove disegnatori e sceneggiatori, e le poche paginette che ancora si riuscivano a mettere in circolazione erano firmate esclusivamente da Franco Donatelli e Mario Faustinelli (entrambi giovanissimi e perciò non ancora richiamati alle armi), che, per meglio lavorare, si erano trasferiti a loro volta insieme a noi, nella stessa cittadina ligure.

La difficoltà oggettiva di reperire le materie prime (in modo particolare, la carta), la dispersione incontrollabile di tutti i collaboratori sui vari fronti di guerra e la crescente severità della burocrazia mussoliniana nel concedere il sospirato 'visto si stampi' rendevano sempre più esigua la presenza dei fumetti nelle edicole. Il colpo di grazia venne inferto nell'estate del 1943, quando l'Italia abbandonò l'alleato tedesco, entrando in un periodo di incertezza e di violenza durante il quale Gianluigi Bonelli fu costretto a rifugiarsi in Svizzera, in uno dei tanti campi di accoglimento predisposti per i nostri connazionali". (3)

"Nel '43 le truppe americane sono sbarcate in Sicilia e tutto fa pensare che la guerra sia ormai alla fine. L'8 settembre segna il ritorno a casa di molti militari mentre il regime cerca di riorganizzare l'esercito. Frequenti sono i rastrellamenti dei tedeschi che arruolano forzatamente gli uomini che possono combattere mentre i renitenti sono mandati a lavorare in Germania. Gian Luigi varca il confine e si rifugia in Svizzera. Le ultime pubblicazioni escono nel febbraio del '44 poi tutto è fermo. I pochi risparmi della famiglia Bonelli si assottigliano enormemente". (6)

"Nel 1943, dopo l’armistizio, papà Bonelli si rifugiò in Svizzera". (4)

"Da dove intrattiene un rapporto epistolare con la moglie". (5)

"Nel 1943 gli eventi bellici costrinsero Gian Luigi Bonelli" che aveva 35 anni "come molti altri italiani in fuga dai rastrellamenti, a riparare in Svizzera lasciando moglie e figlio, che lo avrebbero rivisto soltanto a guerra finita, sulla riviera ligure. Riviera che però, di lì a poco, cominciò a sembrare anch'essa poco sicura. Si temevano bombardamenti aerei e navali, si parlava addirittura di un possibile sbarco alleato. Così Tea Bertasi e l'undicenne Sergio si trasferirono nuovamente, spostandosi in un paesino di un centinaio d'anime in una valle isolata dell'entroterra, a una quarantina di chilometri dal mare. Racconta ancora Bonelli in 'Come Tex non c'è nessuno': 'Tuttora mi piace ritornare (spesso non solo con il ricordo, ma anche fisicamente) alla minuscola casa, poco più di un fienile, in cui trascorremmo giorni cupi e felici allo stesso tempo. Oggi, di quella costruzione non rimane che qualche muro cadente. Mia madre, una bella donna sui trent'anni, sola, dimostrò un ammirevole coraggio scegliendo di stabilirsi in un luogo del genere. Le nostre notti erano sovente turbate dal rumoroso passaggio delle colonne militari tedesche in cerca di partigiani ma anche dalle pattuglie degli stessi partigiani che bussavano alla ricerca di cibo, chiedendolo proprio a noi che avevamo problemi di sussistenza e ci accontentavamo di un pò di farina delle castagne di cui era ricca la zona. Il sorgere del sole portava invece lunghe ore spensierate, trascorse nei boschi o lungo il torrente. Lì, con gli altri ragazzini del posto, mi trasformavo in pastore o contadino, ben felice di dover rinunciare agli obblighi scolastici, visto che la scuola più vicina era ad almeno dieci chilometri di distanza, da percorrere a piedi o al massimo in bicicletta'". (2)

Il paesino dell'entroterra ligure era "Lorsica". (1)

"Il sentore della guerra l’ho avvertito dalle formazioni partigiane, le brigate garibaldine, che giravano lì intorno. Mio padre era lontano e così mi abituai un po‘ alla sua mancanza e a vivere solo con mia madre. Forse questo mi ha aiutato a non soffrire troppo quando, alla fine della guerra, i miei genitori si separarono". (4)

"Nel 1944, mia madre, spinta da ragioni di pura sopravvivenza, con un improvviso colpo di testa, lasciò il nostro rifugio tra i boschi della valle di Fontanabuona e, con un blitz fino a Milano, riuscì, in modo rocambolesco, a rimettere in circolazione quattro o cinque albi della serie 'I conquistatori dello spazio', che furono però stampati in pochissime copie e distribuiti soltanto in alcune regioni del Nord, visto che il resto dell'Italia era già in mano alle truppe alleate, e quindi irraggiungibile. Quel guizzo di inventiva e di orgoglio non ebbe un gran successo e non cambiò di molto la nostra difficile situazione economica, ma si rivelò un'esperienza fondamentale per l'indomabile signora Tea, che, nel 1945, appena finita la guerra, non esitò a rimboccarsi di nuovo le maniche, contribuendo, con modestia e ostinazione, alla rinascita del fumetto italiano". (3)

Un'opera dice che, in quel periodo, "la casa editrice era gestita da un misterioso individuo di cui purtroppo si sono perse le tracce". (1)

"Intanto, nel capoluogo lombardo, a differenza di quanto si potrebbe pensare, 'L'Audace' non ha chiuso i battenti. Il marchio editoriale della famiglia Bonelli passa, in maniera quantomeno ambigua, nelle mani di un gruppo di persone legate al mondo della stampa e della distribuzione, che tra settembre e ottobre 1944 pubblica la serie di quattro fascicoli 'Biancaneve' contenente una versione apocrifa a fumetti del film animato realizzato dalla Disney". (5)

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(1) Gianni Bono 'La Bonelli sconosciuta (ai più) - Origini, curiosità, misteri', p. 187, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(2) Maggio 2011. Moreno Burattini, Graziano Romani, Lezioni di fumetto - 'Guido Nolitta: Sergio Bonelli sono io', Coniglio Editore, Roma, p. 19.

(3) Sergio Bonelli e Graziano Frediani, 'Venti di guerra, sogni di evasione', su Tex collezione storica a colori Repubblica – L’Espresso, n. 14, 2007, p. 11 - 13, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma.

(4) Sergio Bonelli citato da Renato Pallavicini, 5 ottobre 1997, p. 2,  "'Io, il generale Custer del fumetto' - Bonelli, un impero nato in famiglia", su L'Unità, Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A., Roma.

(5) Ottobre 2012. Gianni Bono e Gabriele Ferrero, '1943-1948 La ricostruzione della fantasia - Modernizzazione del fumetto popolare', p. 117, su "Fumetto! 150 anni di storie italiane" di Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Rizzoli Editrice, RCS libri S.p.A., Milano.

(6) Paolo Telloli, 'Tea Bonelli', su Ink n. 50, anno XVI, aprile 2009, p. 6, Menhir Edizioni, Monza (MI).

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(30) 2010 - 2011. Gianni Bono 'La Bonelli sconosciuta (ai più) - Origini, curiosità, misteri', p. 185, su "L'Audace Bonelli - L'avventura del fumetto italiano" La Repubblica - L'Espresso, catalogo dell'omonima mostra a cura di Napoli Comicon 2010-2011, Gruppo editoriale L'Espresso, Roma.

 




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